Kapra Travel è il ciclo di incontri organizzato da Kaprasquare ad aprile e maggio 2013.
Durante le tre serate si è parlato di luoghi, cibi e curiosità attraverso i racconti di concittadini che hanno viaggiato in territori abitualmente poco contemplati dalle rotte turistiche convenzionali, che si sono confrontati con gli abitanti del paese che li ha ospitati e che attualmente risiedono nella nostra città.
Ecco cosa ci ha raccontato chi ha viaggiato o abitato in Burkina Faso, Senegal, Marocco.
PRIMA TAPPA: BURKINA FASO
In Burkina Faso si gioca tutti i giorni…Se vuoi stare solo, ti devi chiudere in casa! In Burkina per prima cosa vai a fare un viaggio nell’umano…tutti gli occidentali, in nove casi su dieci, quando sono partiti hanno pianto.
(Marco)
Io lo presenterei con una parola sola: semplicità.
(Idris)
Quando non si scriveva, si usava la parola. I griot sono coloro che custodiscono la storia e la memoria della popolazione. Quando tra due famiglie nasce un conflitto, le persone più grandi tentano una mediazione. Se non ci riescono, vanno dal griot al quale spetta l’ultima parola. Quello che decide si rispetta e finiscono i problemi.
(Idris)
I linguaggi degli africani sono complessi. Le etnie cambiano nel giro di pochi chilometri e si scandisce ogni momento socialmente importante con musica e ritmi particolari. Il linguaggio del jambé è una forma d’arte. Nel ballo dello jambé c’è un dialogo tra percussionisti e danzatori che talvolta, seguendo le “parole” del tamburo, diventa sfida.
(Idris e Marco)
SECONDA TAPPA: IL SENEGAL
La teranga è l’ospitalità. Ospitalità vuol dire apertura, vuol dire che noi siamo sempre contenti, felici di ricevere… Il popolo senegalese è così. Se vai a Dakar, Goreé, St. Louis, Thiés vedrai gli effetti del colonialismo sul Senegal. I primi colonialisti sono stati gli arabi, poi i portoghesi, poi gli inglesi ed infine i francesi. Io sto a St. Louis e lì senti che sei in Europa, vedi che anche gli europei hanno messo i piedi in Senegal e hanno lasciato tante tracce.
(Massar)
Come arte diciamo che in Senegal tutto è riutilizzabile. Noi abbiamo questa cultura del non buttare. I ragazzi stanno nei loro atelier, aggiustano tutto, fanno bricolage. In molti villaggi si lavora con il legno, il vetro, la sabbia. Il nostro Paese è in via di sviluppo e quindi non si può buttare nulla.
(Josephine)
Il griot suona e tramanda i versi che raccontano la storia del Paese…I giovani vogliono sapere la loro storia. Il suo lavoro è molto importante, usando il wolof permette anche alle persone che non sono andate a scuola di conoscere e comprendere la storia del proprio Paese. Un vecchio che muore è come una biblioteca che brucia.
(Massar e Josephine)
TERZA TAPPA: IL MAROCCO
Il Marocco è un paese bellissimo…ha il deserto, il mare, porta con sè parte dell’Africa Nera e quella Mediorientale in un’atmosfera unica per colori e profumi.
(Fatima ed Elisa)
Il Marocco pur essendo un paese musulmano è più “sciallo”. Anche se sei osservante, puoi non mettere il velo. Quello che a volte mi manca qui è la solidarietà che abbiamo là: la comunità si aiuta e quando facciamo un favore a qualcuno diciamo xè billè: vuol dire ” E’ una buona cosa che faccio per Dio.”
(Fatima)
Quello che mi piace del Marocco è che, pur essendo un Paese musulmano è… più “easy”. Noi ragazze, anche se siamo religiose, possiamo non portare il velo.
(Fatima)
Trovi da mangiare sempre e comunque. Testa di capretto, brodo di lumache, pesci e dolci di ogni tipo. Ed è praticamente sempre l’ora del thè! Ceci fritti, carni alla griglia…Il venerdì poi si cucina a casa il cous cous, e si invita la gente dei quartieri poveri a mangiare insieme.
(Elisa, Fatima, Gianluca)